Google+ Viaggio Senza Vento: VIAGGI/ARTE - Verona e il Barocco - 1. Il Palazzo della Gran Guardia

giovedì 14 novembre 2013

VIAGGI/ARTE - Verona e il Barocco - 1. Il Palazzo della Gran Guardia







Inauguriamo la sezione viaggi partendo dalla città in cui abbiamo vissuto a lungo: Verona. Splendida città del nord-est italiano, conosciuta soprattutto per l’anfiteatro Arena, risalente all’epoca imperiale romana, o per i luoghi shakespeariani: il balcone di Romeo e Giulietta, la Tomba di Giulietta…
In realtà Verona, attraverso le sue architetture, ci offre ben più di un volto, in una stratificazione storica che va dall’epoca romana a quella medievale-scaligera, alla rinascimentale, alla barocca, fino al Novecento e ai giorni nostri.
Contro ogni logica abbiamo deciso di iniziare con uno degli aspetti meno conosciuti, anzi, con un aspetto sconosciuto della città: il Barocco. Una serie di post per esplorare le architetture che disegnano questo volto sconosciuto della città.

Di Barocco a Verona si parla poco, i più probabilmente confondono il termine “barocco” con “ridondante”, “sovraccarico” e quindi lo associano immediatamente a “di cattivo gusto”. Forse proprio per questo la maggior parte dell’architettura secentesca veronese è stata vittima di una damnatio memoriae che ha condannato a morte non pochi edifici.
Si tratta, in realtà, di un volto estremamente affascinante, anche se per lo più sconosciuto, della città: una Verona inedita che va cercata tra le vie e i vicoli del centro.




Iniziamo proprio dal centro, dal cuore della vita veronese: Piazza Bra e Palazzo della Gran Guardia.
L'imponente edificio si inserisce, nelle motivazioni che ne hanno stimolato la costruzione, all'interno di un progetto più ampio di riqualificazione dell'invaso della Bra, e trova -nell'esito finale - un legame significativo con l'antistante mole dell'Arena.
La travagliata storia della costruzione della Gran Guardia a Verona, inizia nei primi anni del Seicento, quando nel 1609 Giovanni Mocenigo, Capitano di Verona, inoltra al Senato la richiesta di costruzione di un palazzo di rappresentanza con il pianterreno destinato alle rassegne d'armi, e il piano superiore riservato agli esercizi cavallereschi degli Accademici della Filotima.
I lavori in realtà si interrompono ben presto a causa di fragilità economiche e finanziarie, per poi riprendere alla fine del secondo decennio del XIX. Non è semplice dunque discernere l'aspetto attuale da quello originario seicentesco. La scalinata, per esempio, non era prevista nel progetto iniziale: è stata aggiunta nell’Ottocento, quando, bonificata Piazza Brà, il livello di calpestio viene abbassato di più di un metro.
L'architetto è Domenico Curtoni, autore anche della vicina Accademia Filarmonica. Considerato ingiustamente privo di particolari slanci creativi e di spiccata originalità, bollato anche come brutta copia del Sanmicheli (l’architetto che ha disegnato il volto di Verona nel Cinquecento), in realtà presenta un'indubbia capacità di comprendere e reinterpretare una relazione architettonica fra edifici, anche tipologicamente lontani fra loro, come dimostra Palazzo della Gran Guardia.
Oggi La Gran Guardia è centro espositivo e congressuale, non ha perso quindi il suo ruolo di rappresentanza, ma agli armamenti sono subentrate l’arte e la cultura, che potrebbero e dovrebbero essere il motore della città.

Nel prossimo post dedicato alla Verona barocca vi parlerò dell’AccademiaFilarmonica.

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