Google+ Viaggio Senza Vento: VIAGGI - Tra Oceano e Montagne, lo sguardo eterno della Natura

venerdì 29 novembre 2013

VIAGGI - Tra Oceano e Montagne, lo sguardo eterno della Natura




Ci sono posti che racchiudono ed emanano strane sensazioni, quasi che avessero un’energia tutta loro. Forse è solo suggestione dovuta a scenari mozzafiato, che neanche il più abile dei paesaggisti saprebbe immaginare così magici, o forse è la natura stessa che emana il suo respiro da milioni di anni. E in qualche modo noi lo percepiamo.


È questo il caso di Liencres e delle sue dune.


Tutto era nato da una giornata fredda ma incredibilmente soleggiata. Abbiamo così deciso di salire sulla nostra intramontabile Honda (Ribattezzata la Vecchia Betsy) e partire per una gita verso ovest, seguendo la costa cantabra alla ricerca di una spiaggia di surfisti da fotografare. Già pochi chilometri dopo essere usciti dall’interland di Santander avremmo dovuto capire che quello che avremmo incontrato non sarebbe stata la “solita” spiaggia di surfisti. 



Il landscape della Cantabria è molto più simile a quello della Gran Bretagna che della Spagna. Fin qui niente di nuovo, quasi tutta la costa nord della Spagna è formata da un territorio caratterizzato da altipiani ondulati che vengono bruscamente interrotti da scogliere a strapiombo sull’Atlantico. Altipiani che ospitano pascoli verdissimi, d’altro canto il clima qui è questo: temperato, piovoso. Quindi non ci siamo stupiti nemmeno quando, durante il tragitto da Santander a Liencres, abbiamo attraversato villaggi che nulla hanno a che spartire con la cultura e l’architettura spagnola, ma sembrano un distaccamento della verde Irlanda, tetti ripidi colorati e taverne in legno compresi. 




Ma dopo esser scesi in alcune baie meravigliose, alcune di esse antichi luoghi di culto cristiano, è dopo aver superato per errore il piccolo agglomerato di Liencres che abbiamo scovato un sito che ricorderemo a lungo… Dalla strada principale, “alta”, lontano da ogni centro abitato, una deviazione scende in direzione mare. Incuriositi l’abbiamo imboccata lasciandoci alle spalle una nuda parete di roccia bianca per incontrare uno scurissimo ma incantevole bosco di pini marittimi. Sbucati da questa macchia una vista mozzafiato… La conformazione ci è parsa molto simile a quella di altri spot cantabri (o baschi…): ampio parcheggio, furgoni Volkswagen con ragazzi e ragazze di ogni età, dai 15 ai 50, che si preparano per affrontare l’oceano o che combattono l’aria gelida dopo aver passato ore in acqua.
Ma sono l’ampiezza e lo sfondo di questo quadro che lasciano esterrefatti. A perdita d’occhio una spiaggia completamente piatta accarezzata da lunghissime onde regolari che “rompono” lontanissime dalla costa e lentamente la raggiungono. 


Da contorno un paesaggio a dir poco surreale, esotico e selvaggio ma allo stesso tempo incantato, dove due ambienti molto diversi tra loro si incontrano e si fondono in un connubio più unico che raro. È come se l’alta montagna fosse scesa per abbracciare l’oceano, o quest’ultimo cerchi di risalire la terra ferma per raggiungere le vette innevate della Cantabria. Ciò che nasce dall’incontro tra questi due climi totalmente diversi è una striscia di terra larga poche centinaia di metri ma lunga chilometri e chilometri. E il risultato di questa fusione, situato tra la spiaggia e le buie pinete di pini marittimi, è qualcosa di stupefacente, fuori dal tempo e dallo spazio: un deserto di dune, a perdita d’occhio, interrotto e colorato solo da una vegetazione bassa, a macchie, piegata ai voleri del vento. Addentrandoci e scavalcando una duna dopo l’altra grazie a pseudo-sentieri ricavati tra vegetazione e sabbia, abbiamo incontrato piccole piante grasse, funghi e conchiglie. Nessun animale, nessun uccello, nessun insetto, solo vento e silenzio in una coesistenza di ambienti che ha del surreale.




Ma non è tutto. Ad ogni passaggio tra una duna e l’altra basta alzare lo sguardo verso il mare per essere ipnotizzati dagli enormi faraglioni che dominano l’orizzonte, lontani, imperiosi e fieri tra le inquiete acque dell’Atlantico. Provare ad immaginare da quanti milioni di anni combattono l’erosione dell’acqua e del vento è qualcosa che farebbe girare la testa a qualsiasi mente, anche la più fredda e cinica. Perché sono proprio lì, è chiaro che ti osservano silenziosamente sussurrano la piccolezza dell’umanità di fronte all’infinità del tempo. 


Come non bastasse, girando il capo in direzione opposta ai faraglioni, sullo sfondo non ben definito a causa della troppa luce, eccole: le cime delle montagne della Cantabria, completamente innevate, severe, a ribadire lo stesso concetto: “Non siete nessuno piccoli uomini. Passerete in fretta come molti altri prima di voi, ma noi saremo ancora qui a sfidarci a distanza, a resistere alle bufere di neve e alle mareggiate. Noi siamo i padroni della terra. Noi siamo la Terra.”


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