Google+ Viaggio Senza Vento: VIAGGI/ARTE – Verona e il Barocco – 3. La chiesa di San Nicolò

sabato 23 novembre 2013

VIAGGI/ARTE – Verona e il Barocco – 3. La chiesa di San Nicolò






Continuiamo la nostra passeggiata nella Verona Barocca con la Chiesa di San Nicolò (nell’omonima piazza), uno degli esempi più considerevoli di architettura barocca della città.
A partire dal 1602 i padri Teatini si stabiliscono, su concessione del cardinale Valier, nella precedente chiesa di San Nicolò e già a partire dal 1627 iniziano la costruzione di un edificio più grande.
La vicenda di riedificazione della Chiesa però è segnata da più di un evento. Prima di tutto la peste del 1630, che decima, fra i tanti della popolazione, anche alcuni membri dell’ordine dei Teatini, portano all’inevitabile interruzione dei lavori. Dall’altra parte, proprio la letale epidemia sprona sia le autorità pubbliche, sia alcune nobili famiglie locali – forse come forma di ringraziamento per essere scampati alla peste- a finanziare con ingenti somme di denaro l’ordine dei Teatini e l’edificazione della loro chiesa.
Il progetto viene affidato all’architetto Lelio Pellesina, poi sostituito durante la direzione dei lavori dal figlio Vincenzo. Secondo le previsioni originarie la chiesa doveva apparire molto più magniloquente e grandiosa rispetto agli esiti finali, ma le continue interruzioni dei lavori hanno probabilmente inficiato il risultato. La facciata prevedeva un grande portico, con colonne colossali e un prezioso fastigio di coronamento, e a incorniciare l’edificio erano stati immaginati due eleganti campanili laterali. Il progetto della facciata (e anche quello della cupola), in realtà, rimane solo un’intenzione pretenziosa su carta: per molto tempo la chiesa resta priva della facciata. È solo dopo la Seconda Guerra Mondiale che alla scabra superficie muraria viene sovrapposto ciò che rimaneva della distrutta chiesa di San Sebastiano.




L’interno, con la grande navata centrale, e con le cappelle laterali, si riallaccia alla tradizione classicista. La cupola illusoria - espediente tipico delle architetture seicentesche - svela subito all’osservatore la finzione che la connota.
L’elemento più rilevante è sicuramente l’altare progettato da Guarino Guarini, concepito secondo una tipologia costruttiva – rintracciabile anche nelle sue architetture – che decresce verso l’alto, come moduli sintattici montati insieme uno sopra all’altro con sapiente maestria.
A presto con Palazzo San Sebastiani o "dei diamanti".




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