Google+ Viaggio Senza Vento: MUSICA - Top e flop del 2013

domenica 29 dicembre 2013

MUSICA - Top e flop del 2013



david bowie, black sabbath, elio e le storie tese, daft punk, nine inch nails, carcass, motorhead, iggy pop

Il 2013 è stato un anno particolarmente ricco di uscite discografiche. Tanti, troppi dischi. Ottimi, buoni e meno buoni. Impossibile citarli tutti né tantomeno stilare una classifica, neppure raggruppandoli per genere. Che fare allora? Speriamo sia una buona idea segnalarvi quelli che ci hanno colpito di più, in positivo e in negativo. Chiediamo venia in anticipo per eventuali dimenticanze.

Tanto per cominciare è d’obbligo nominare il ritorno sulla scena del Duca bianco, David Bowie, che dopo ben 7 anni dall'ultima apparizione sul palco torna con The next day, un album di pop-rock eccelso come non sentivamo da.. 7 anni. VOTO: starman.

Altro grande ritorno di fiamma è 13 dei Black Sabbath, nuovamente con Ozzy dopo ben 33 anni. Un disco che spazza via ogni dubbio che poteva essere nato durante l’odissea della reunion. Il tumore di Tony Iommi e la sostituzione di Bill Ward, il batterista originale, con Brad Wilk (Rage against the machine, Soundagrden, Audioslave) non hanno intaccato di un millimetro il peculiare sound della storica band di Birmingham. VOTO: bentornati baffoni!

Sempre in ambito “pesante” è clamoroso il ritorno dei Carcass, anche loro dopo un periodo lunghissimo (18 anni da Swansong). Surgical steel è un disco così completo, complesso e ben suonato che figura in tutte le classifiche, non solo rock e metal. VOTO: chapeau!

Per quanto riguarda l’Italia molto bene i Calibro 35 che giungono al loro 4° album ufficiale, per la prima volta completamente composto da inediti. Traditori di tutti non raggiunge forse la qualità e l’immediatezza dei primi due dischi, ma li conferma comunque come una delle punte di diamante di un panorama, quello italiano, sempre più misero di spunti interessanti. VOTO: áncora di salvezza.

Perfino gli Elio e le storie tese se ne sono usciti con un disco a dir poco scialbo, L’album biango, che si salva giusto per quei due/tre pezzi che l’hanno anticipato sui palchi di Sanremo e del Concerto del Primo maggio. L’apice del disco è probabilmente proprio il brano dedicato a questo "rivoluzionario" festival. VOTO: più biango non si può.

Per quanto riguarda l’elettronica vanno nominati sicuramente i nuovi, Nine Inch Nails, Hesitation marks, e Daft punk, Random access memory, votato quasi più al funk che all'elettronica. La spasmodica attesa che li ha preceduti non viene però soddisfatta completamente, in entrambi i casi infatti è soprattutto il mestiere a far da padrone. VOTO: tanto tuonò che non piovve.

Tornando al rock nominiamo Aftershock dei Motorhead, il loro miglior disco da molte uscite a questa parte, e Ready to die dei redivivi Stooges, nudo, crudo e con un Iggy Pop in forma come non mai. VOTO: è un genere per vecchi.

Per quanto riguarda lo stoner-rock nuovo disco anche per gli storici Clutch, più che discreto, e per i mutevoli Queens of the stone age, che con Like clockwork hanno svoltato verso lidi decisamente più introversi e cupi. A proposito di cupezza come non citare anche il nuovo Nick Cave, Push the sky away, atmosferico, riflessivo e sensuale come non mai. VOTO: alegher alegher...

Nella musica estrema citiamo assolutamente il nuovo Darkthrone, The underground resistance, il loro prodotto migliore dalla svolta anni’80. VOTO: nothing to prove, just a hellish rock’n’roll freak!
Canto del cigno invece per i Cathedral con The last spire, i quali chiudono il cerchio discografico tornando alle funeree atmosfere del debutto Forest of equilibrium, senza però raggiungerne l’intensità. VOTO: ebony tears.
L’ottimo Asa dei Falkenbach è il consueto viaggio onirico in terra vikinga così come il nuovo, attesissimo, Summoning, Old mornings dawn, fa rivivere nel nostro stereo tutta la magia dei mondi lontani di Tolkien. VOTO: Valhalla&Valinor Snc.

Tra le delusioni segnaliamo invece i nuovi Megadeth, Super collider, e Dream theater, omonimo, entrambi ombra di sé stessi da ormai più di una decade. VOTO: mobbasta veramente però.

Infine John Fogerty, con Wrote a song for everyone, ripropone i brani più famosi dei Creedence, riarrangiati, risuonati e ricantati con diversi ospiti. In maniera disastrosa però. VOTO: pugnalata al cuore.

Per fortuna alleviano la sofferenza gli Smooth beans, piacevole sorpresa spagnola, che con l’onestissimo Keep talking mantengono in vita un genere spesso maltrattato, il reggae, senza strafare ma divertendo e divertendosi. VOTO: let it go!


Buon ascolto!

M.M.

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