Google+ Viaggio Senza Vento: MUSICA [Recensione] - Falkenbach-Asa (2013)

sabato 23 novembre 2013

MUSICA [Recensione] - Falkenbach-Asa (2013)





Un disco underground va raccontato da almeno due punti di vista. Da un lato bisogna considerare che ai più il nome Falkenbach non dice assolutamente nulla; dall’altro, chi lo conosce già sa esattamente cosa aspettarsi e, naturalmente, vorrà conoscere i dettagli più significativi e il livello qualitativo prima di lanciarsi in un eventuale acquisto.

Per i profani potrebbe essere utile sapere che ”i” Falkenbach sono una one man band, precisamente nella persona di Vratyas Vakyas, dedito a dischi black metal/viking/folk da ormai quasi un ventennio. One man band di origine islandese si è sempre pensato, ma a quanto pare non è così. Sembra infatti che, nonostante l’idioma utilizzato nei testi e le ambientazioni dei suoi pezzi, il buon Vratyas non abbia origini vichinghe ma sia bensì tedesco. 

Beh, poco importa; a noi piace immaginarlo come un solitario cantastorie che passa la vita in mezzo ai boschi, vista fiordo, a comporre ballate che rievocano i bei tempi andati, i riti pagani, i pericolosi viaggi delle navi vichinghe lungo le coste oceaniche e la spiritualità della natura tutta. Sì, ci piace proprio pensarlo così: un malinconico menestrello islandese, discendente di grandi re vichinghi, che grazie alla sua musica ci trasporta in mondi lontanissimi del passato, dove a farla da padrone erano gli alti valori quali il coraggio, l’onore e il grande rispetto degli dei che altro non incarnavano se non le forze incontrastabili della natura e… 

…un momento. 

C’è già stato un factotum che suonava e cantava di vichinghi, montagne sacre, laghi magici, spade e guerrieri in una one man band… Quorthon! I Bathory! Come ho fatto a non pensarci prima... D’altro canto è impossibile provare a creare questo tipo di atmosfere prescindendo dalla lezione impartita dai masterpiece dei Bathory. Ne sanno qualcosa anche i Graveland, gli Enslaved e gli ultimissimi Darkthrone, tra i tanti. 

Mi sembra di aver detto tutto... Ah no, dimenticavo di raccontare il disco ai fan. Per voi basti sapere probabilmente è il disco più riuscito della discografia dei Falkenbach, al pari del meraviglioso debutto En Their Medh Riki Fara e del sontuoso Ok Nefna Tysvar Ty, anche se in Asa l’anima folk è lasciata decisamente in secondo piano. Le sfuriate più squisitamente black metal sono invece bilanciate da momenti più solenni che rievocano la magia di dischi quali Nordland I e II. Questo a tal punto che un mio grande amico ha definito Asa come “Nordland parte III”. “Scherza coi fanti ma lascia stare i santi”, non facciamo rivoltare il povero Quorthon nei soffici giacigli del Valhalla nei quali riposa. 

Ma la verità è che Asa è proprio così: un disco vario, personale, nel quale Vakyas riesce nel duplice compito di celebrare le sognanti atmosfere dei dischi epici dei Bathory fondendole con il black metal più classico, senza però mai snaturarsi.

Up high!




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